Paulo Fonseca non è l’ennesimo capro espiatorio di una situazione vacillante
Dal suo arrivo nella capitale Paulo Fonseca ha dovuto affrontare principalmente le difficoltà di una gestione tecnica ed economica dello spogliatoio sino a quel momento assolutamente deficitaria. Un monte ingaggi troppo pesante a fronte di giocatori costantemente infortunati o semplicemente non all’altezza di indossare la maglia giallorossa, campagne acquisti volte al ridimensionamento degli ingaggi (e oggettivamente in diversi casi anche della qualità tecnica presente in rosa), cambio dei direttori sportivi, cambio della presidenza e una pandemia globale.
La gara contro il Verona e il problema sostituzioni: lettura tardiva e scarsa possibilità di scelta
Parliamoci chiaramente sin da subito, Paulo Fonseca i suoi errori li ha fatti e come ogni allenatore o essere umano continuerà a farne. Nella partita contro il Verona probabilmente c’è stata una lettura tardiva dei cambi, ma al tecnico portoghese non gli si può proprio imputare la qualità dei cambi e soprattutto il fatto di non aver inserito nemmeno a gara in corso Edin Dzeko.
Partendo dal presupposto che Edin Dzeko non poteva proprio scendere in cambio per i seguenti motivi: prossimo alla cessione, non ha partecipato alla riunione tecnica pre-partita, non ha più la testa in giallorosso. Ecco la panchina a disposizione nella gara di ieri: Antonucci, Boer, Calafiori, Kluivert, Kumbulla, Pau Lopez, Carles Perez, Santon e Villar.
Primo cambio – Karsdorp ha chiesto il cambio per un fastidio all’adduttore, probabilmente spaventato dall’aggravare la situazione in un momento professionalmente per lui così delicato ha preferito chiedere il cambio. Chi mettere a destra al posto di Karsdorp? Santon è l’unico di ruolo disponibile. Cambio obbligato al 72′.
Secondo cambio – Al 79′ minuto esce Pellegrini ed entra Justin Kluivert. Perché non mettere Carles Perez? Questione molto semplice, lo spagnolo è reduce dalla quarantena Covid-19 ed è rientrato nei ranghi pochi giorni prima rispetto Bruno Peres, non è attualmente nelle condizioni migliori per disputare una partita di Serie A. L’alternativa sarebbe stata Antonucci.
Terzo cambio – All’89’ il cambio più tardivo di tutti: l’uscita di Diawara per l’ingresso di Villar. Un cambio anche in questo caso obbligato, poiché non c’erano reali alternative. Perché non levare Pedro o Mkhitaryan che hanno dato tutto quello che avevo per 89 minuti? Osservando la panchina a disposizione notate qualche cambio che avrebbe potuto mantenere la squadra competitiva anche negli ultimi minuti di gioco?
Questo è semplicemente il materiale umano a disposizione di Paulo Fonseca che attende disperatamente un attaccante centrale e un difensore centrale titolare (ps. Kumbulla ieri non poteva scendere in campo, visto che in giallorosso non si è praticamente allenato). Questi sono stati gli unici cambi possibili tra le mani di Paulo Fonseca.
La Roma ha avuto gli xG superiori all’Hellas Verona, è stata una Roma sprecona che nel corso del primo tempo ha avuto diverse occasioni per andare in rete. Ma anche qui, giocare una partita ufficiale senza avere un centravanti a disposizione è piuttosto complicato. Si può dire in tal senso che ciò che abbiamo visto in capo al Bentegodi di Verona, tanto per quanto riguarda i padroni di casa, tanto per quanto riguarda la Roma, è una situazione figlia del calciomercato. Per i giallorossi c’è anche l’aggravante di un cambio societario che sta lavorando intensamente ogni giorno per risanare una situazione tecnica e soprattutto economica evidentemente critica.
Le difficoltà della passata stagione
Paulo Fonseca sino ad oggi ha dato il fritto per la Roma con grande professionalità e serietà. Se vogliamo negarlo significa solamente essere schiavi delle proprie certezze. Perché? Cos’ha fatto? A partire dalla difficoltà oggettiva di misurarsi per la prima volta con il campionato tatticamente più difficile al mondo, Paulo Fonseca non si è mai arreso alle difficoltà che i nostri ragazzi hanno espresso in campo, complice soprattutto dei limiti qualitativi tutt’oggi evidenti. Fonseca ha navigato in acque tutto tranne che calme: una presidenza totalmente assente che abbandona il club nei momenti difficili facendosi sentire solo con la frase “i’m disgusted”, un direttore sportivo “licenziato per giusta causa” e delle difficoltà tattiche oggettive, su cui c’è certamente la responsabilità dell’allenatore, ma sui cui c’è stata certamente la grande abilità di cambiare modulo (3-4-2-1) nel momento peggiore e ridare nuove certezze ad una squadra prossima allo smarrimento.
Perché non abbandonare Paulo Fonseca?
Perché sarebbe semplicemente l’ennesimo capro espiatorio di una situazione reiterata negli anni. Dal 2010 ad oggi dopo Ranieri, Montella, Luis Enrique, Zeman, Garcia, Spalletti, Di Francesco e di nuovo Ranieri sarebbe l’ennesimo caso di un allenatore semplicemente non assecondato dalla società nella campagna acquisti (e si evidenzia come Paulo Fonseca in due campagne acquisti ancora non ha potuto giovare di una condizione di normalità in cui operare) e abbandonato da un ambiente che ormai è in grado solamente di fagocitare, digerire ed espellere ogni persona che su quella maledetta ma stupenda panchina si andrà a sedere.
Mancano 38 partite e dopo un pareggio per 0-0 su uno dei campi più ostici della Serie A, in condizioni anomale (sin qui elencate), non è minimamente il caso di mettere in discussione un tecnico che potrà crescere insieme alla squadra e insieme ad un nuovo progetto dirigenziale. Ma sarà in grado di farlo solo ed esclusivamente se supporto a dovere dalla dirigenza giallorossa e da un ambiente che adesso ha l’opportunità di ricompattarsi sotto lo slogan: “PER LA MAGLIA, PER LA GENTE, PER LA ROMA”.