Punto primo: il problema non può essere la fascia indossata ieri
Ovviamente no, e partiamo da questo punto perché penso sia necessario. Ieri Bryan Cristante, negli ultimi minuti del match, ha indossato la fascia da capitano della Roma. Una scelta logica e anche un pochino scontata, basata sull’anzianità: uscito Pellegrini era il giocatore in campo con più longevità in giallorosso, quello con più partite. E non mi sembra che in campo ci fossero grandi leader carismatici, a volte queste scelte si fanno anche per rispondere a equilibri interni. Può questo costituire una colpa o essere oggetto di critiche, arrabbiature e sfoghi social? Assolutamente no, cerchiamo di non perdere di vista le cose importanti, che non possono certo essere queste. Mi pare una polemica davvero sterile e con poco senso. E che attacca il ragazzo su un piano, quello umano, dove sinceramente credo ci sia poco o nulla da dire.
Il succo di tutti i discorsi su Cristante deve per forza di cose essere un altro: è un giocatore utile alla causa? E’ una risorsa per la Roma?
Non è la prima volta che si parla di lui in modo critico, ma appare inevitabile fare diversamente visto quanto dice il campo. E forse le colpe non sono tutte sue. Dal suo arrivo nella Capitale infatti, il ragazzo di San Vito al Tagliamento (vi metto il link, pare che sia un bellissimo posto) è stato utilizzato in ruoli che sembrano appartenergli poco. Ma è davvero così?
A.A.A collocazione in campo cercasi
Perché poi la domanda ultima, quella finale, stringi stringi è una sola: ma Cristante dove può rendere meglio?
Il quesito potrebbe trovare una facilissima risposta: è un centrocampista offensivo, un incursore, basta guardare la stagione dove ha fatto meglio, quella dell’Atalanta dove giocava lì. Annata dopo la quale la Roma lo ha preso a suon di milioni di euro (25 in tutto). Ci sono però dei dati che obbligano tutti a una riflessione: Cristante ha giocato in carriera, tutto compreso (Serie A, Liga portoghese, Campionato Primavera) solamente 29 (ventinove!) partite da “trequartista”, a fronte di 107 da centrocampista centrale, 68 da mediano e una manciata da difensore centrale (tutte qui a Roma). Basandosi su questi numeri viene un pochino difficile avallare la tesi secondo cui il suo ruolo naturale sia quello: è stata sicuramente una posizione dove ha reso molto, ma figlia di una intuizione di Gasperini dentro una squadra in cui tutto girava (e gira anche oggi con interpreti diversi) alla perfezione. Tra l’altro per un numero complessivo di partite anche abbastanza modesto in relazione al totale dei match disputati in carriera (e volendo essere puntigliosi pure ai suo numeri nella compagine bergamasca, con la quale è sceso in campo per 59 volte. una volta su due ha giocato in un ruolo diverso dal trequartista/incursore).
Nella Roma il prodotto del vivaio milanista è stato allenato da Di Francesco, Ranieri e Fonseca. Nessuno dei tre lo hai mai utilizzato in una posizione avanzata, ma sempre come centrocampista. Tutti lo hanno fatto giocare con buona regolarità (anche per mancanza di vere alternative, visto che la Roma nel ruolo si è molto indebolita nel recente passato), ma il rendimento del ragazzo spesso non è stato all’altezza. E per giustificare questo scarso rendimento si è detto che il ragazzo gioca fuori ruolo. Solo che non è vero, perché lui nasce centrocampista e la stagione di Bergamo è l’eccezione, non la regola.
Quindi?
Forse Bryan è solo un buon giocatore che ha fatto una stagione esaltante. O forse deve cambiare ruolo
Almeno così è quello che sembra. Troppo lento per seguire gli avversari, non abbastanza dotato tecnicamente per impostare il gioco dalla mediana, non particolarmente bravo a verticalizzare e rendere veloce la manovra. In mezzo al campo raramente ha convinto, ma ha sempre giocato lì pur sembrando avere poco “peso” in mezzo al campo. Se ne privò il Milan, mandandolo al Benfica che lo utilizzò pochissimo e lo cedette dopo un solo anno in prestito prima al Palermo (solo 4 presenze in 6 mesi) e poi al Pescara, primo di cederlo all’Atalanta. Lì il picco in carriera raggiunto nel secondo campionato con la Dea, poi l’approdo a Roma nell’estate del 2018 dopo i tanti gol segnati in nerazzurro.
Gasperini è un allenatore che riesce a far rendere al massimo i propri giocatori, che però spesso quando cambiano squadra non riescono più a ripetere quanto hanno fatto vedere in precedenza. Non è solo Cristante il “problema”: Kessiè (che pare essere dopo 3 anni in ripresa), Gagliardini, Conti (per carità anche sfortunato), Caldara. Molte volte si è parlato e si parla di come alcuni giocatori fuori dal sistema gasperiniano non riescano a rendere, e non può essere un caso. Il dubbio che forse sta diventando certezza è che anche Cristante sia uno di questi. Un buon giocatore, che può stare in Serie A ma non in squadre che hanno un’ambizione importante, non in squadre come la Roma (e non fossilizziamoci troppo sul presente, conosciamo le difficoltà giallorosse e ci sarà modo di affrontare anche questo argomento). E non si mettono lontanamente in dubbio l’impegno che non è mai mancato e le doti anche umane (sottolineate anche da capitan De Rossi nella sua conferenza di addio), ma la qualità è altra cosa: Cristante non è un giocatore forte.
Una chiave, chissà, potrebbe essere quella di trasformarlo in centrale difensivo: bisogna fare un bel lavoro, ma la fisicità non manca, il colpo di testa nemmeno e arretrato dietro anche il suo piede non eccelso diventerebbe prezioso paragonato alla media dei difensori italiani e non presenti nel nostro campionato. Servirebbe anche un po’ di convinzione da parte del ragazzo nel voler cambiare ruolo, e a 25 anni non è sempre una cosa semplice.
A chi dice che Bryan è nel giro della Nazionale rispondo che è un dato inconfutabile: così come lo sono le 8 presenze in azzurro (di cui solo 3 da titolare) racimolate dalla prima presenza nel 2017 a oggi. Troppo poco per un giocatore pagato 25 milioni.