La via di Fonseca: tutti valorizzati nella sua tattica senza dogmi

Partiamo dall’inizio per non creare disordine: vincere contro il Parma non era scontato. Non è questione di retorica, ma di stringente attualità e di soffocante passato. Perché di trappole sul cammino ce n’erano fin troppe.
Dal ritorno dalle nazionali al rischio di vertigini da alta classifica, passando per un avversario scomodo che si chiude bene e soprattutto un storia che spesso ci ha visto impattare contro muri di questo tipo.
Ma ogni ombra al fischio di inizio è svanita. La Roma è scesa in campo con ordine, consapevole di essere più forte, con fame e idee tattiche precise.

Ecco perché Borja Mayoral ha tagliato la difesa del Parma su un laser pass da numero 10 di Spinazzola, sempre più dominante.
Poi ha segnato il 2-0 uno che la 10 sulla schiena non ce l’ha solo perché è nella terra in cui quello è un numero sacro. Ma il primo di Mkhitaryan è da genio rivoluzionario. 5 reti in campionato, 1 in Europa League e 5 assist totali finora. Una meraviglia per gli occhi e per l’animo.

NIENTE DOGMI

Quindi no, la tecnica del “eh ma era il Parma non funziona. Soprattutto perché con quella di ieri, si arriva a 19 partite di fila senza sconfitta, senza considerare Siviglia ed Hellas Verona.
Insomma, questa squadra ha acquisito una solidità tale da inanellare una serie di risultati utili consecutivi come non se ne vedevano da stagioni. Da qui ad avvicinarsi all’odore di un trofeo ce ne passa ancora tanto, ma senza un inizio, non c’è mai una fine. Ogni gradino è uno sforzo in meno verso un traguardo glorioso.

Ciò che colpisce di più, è l’identità di questa squadra. Nella scorsa stagione, prima che Fonseca cambiasse modulo, qualche luccichio si era visto, ma nulla a che vedere con la stella polare trovata dopo il passaggio alla difesa a 3.
Il tecnico portoghese ha avuto il merito e l’intelligenza di rimettersi in gioco in un momento di difficoltà, anteponendo le caratteristiche della rosa a sua disposizione alle sue idee. Niente dogmi, solo capacità di lettura e adattamento.
Ecco perché ieri, come contro il Genoa, la Fiorentina e tutte le partite precedenti, la Roma ha avuto un capo e una coda. Una serie di principi tattici e tecnici che vengono seguiti a prescindere dalla forza e dalla forma dell’avversario.
È questa la ragione che spiega una semplice regola matematica: cambiando l’ordine degli addendi, il risultato non cambia.

TUTTI UTILI

La bravura di Fonseca, tra le varie, è stata quella di valorizzare ogni membro dell’organico, senza rifiutare per principio nessuno. E quindi ecco Fazio, Jesus, Bruno Peres e Karsdorp che trovano spazio. Ecco Borja Mayoral che viene aspettato, a cui viene rinnovata la fiducia anche durante un inizio burrascoso e che poi segna un gol decisivo. Ecco Villar che cresce in sordina, Spinazzola che diventa un giocatore come non era mai stato prima; ecco Miki e Pedro, campioni affermati su scala mondiale, che rincorrono gli avversari, chiudono in difesa, fanno le diagonali e corrono fino all’ultimo.
Ogni giocatore nella Roma ha una sua logica e utilità.

Tutti crescono e valorizzano il compagno. Cristante gioca centrale di una difesa a tre senza alcun tremore, rimpiazzando Smalling. Mancini e Ibanez, acciaccati, scendono in campo e si dimostrano impeccabili: entra Jesus e non sbaglia nulla. Con Fazio, Kumbulla e Smalling fuori, la Roma non ha fatto mai avvicinare il Parma alla propria porta.
La squadra sembra conoscersi alla perfezione. Ognuno interpreta il proprio ruolo non solo in funzione di sé, ma avendo sempre in mente la visione globale della squadra. Si vedono giocate di prima, di pura intesa, che sono lo specchio del duro lavoro quotidiano .

Non solo la mano di Fonseca si vede, ma ha solidamente in mano il timone della squadra.
Mancano ancora molte leghe prima di vedere terra, ma la direzione è quella giusta.
Anche perché, se non in Euripa League, alla prossima uscita contro il Napoli torneranno a bordo Smalling e Dzeko.
L’equipaggio è pronto.