L’altalena dei portieri

Tra le tante costanti della Roma che si ripetono ciclicamente anno dopo anno, da qualche stagione ce n’è una che si ripresenta invariabilmente come la più fissa delle incertezze: lo smantellamento dei punti fermi. In ogni finestra di calciomercato c’è una strana tensione intorno ai giallorossi, come se ci si aspettasse che la spada di Damocle delle esigenze di bilancio sferri da un momento all’altro il suo colpo letale.
Uno dei ruoli in cui l’AS Roma ha avuto tanti nomi e altrettante incognite è quello dei portieri. Negli anni si sono avvicendati estremi difensori di ogni età e provenienza, eppure per un certo periodo la Roma sembrava aver trovato la quadra. Nelle ultimissime stagioni, però, pare esserci un cortocircuito. Da personalità carismatiche e solide si è passati a psicologie forse troppo fragili per reggere sulle proprie spalle le ambizioni di una piazza così esigente.

Stagione 2013-14: De Sanctis e Skorupski

Senza andare troppo indietro nel tempo, l’anno della svolta per i portieri sembra essere il campionato 2013-14 quando la Roma acquista dal Napoli per 500mila euro Morgan De Sanctis. Definire “svolta” l’arrivo di un 36enne suona strano, ma De Sanctis è chiamato a sostituire Maarten Stekelenburg, quell’estate partito alla volta dei Cottagers del Fulham dopo due stagioni altalenanti in giallorosso.

Portiere affidabile e carismatico, abile nelle uscite basse e con molta personalità, De Sanctis sembra un profilo di tutto rispetto per la Roma. Ex tra le altre di Juve e Siviglia, con le quali però non matura molte apparizioni, e con una parentesi in prestito al Galatasaray, i numeri delle sue quattro stagioni nel Napoli recitano 175 presenze, 191 reti subite, 71 clean sheets, con media gol subiti per partita di 1,09.

Il portiere abruzzese porta in dote statistiche decisamente migliori di quelle di Stekelenburg, che con la Roma in due stagioni aveva subito in media 1,42 gol a partita: 78 palloni in fondo alla rete in 55 gare, lasciando la porta inviolata per 14 volte. De Sanctis sembra, inoltre, un buon mentore per il giovane secondo portiere, il 22enne polacco Łukasz Skorupski giunto quell’estate dal Górnik Zabrze.

A fine stagione De Sanctis scende in campo per 39 partite, subendo 28 gol (0,72 di media) e garantendo 22 clean sheets. Skorupski, invece, è impiegato in tre gare: due in campionato, contro Juve e Genoa, e una in Coppa Italia, contro la Samp. Il suo bilancio è di 2 reti subite e una partita (quella di Coppa Italia) a rete inviolata: troppo poco per una statistica accurata.
Anche se la classifica è irrilevante ai fini del giudizio sui portieri, l’AS Roma termina la stagione al secondo posto, seppur a distanza siderale dalla Juve campione d’Italia.

Stagione 2014-15: De Sanctis e Skorupski

La coppia di estremi difensori viene confermata anche la stagione successiva. De Sanctis, ormai 37enne, dimostra che l’età per un portiere è tutto fuorché limitante: con 37 gol subiti in 39 presenze, mantiene di nuovo la media delle reti concesse sotto l’1 (0,95); inoltre lascia la porta in bianco per 16 volte. Skorupski, dal canto suo, è protagonista in 11 partite e subisce 17 gol (media di 1,54), con un clean sheet.
Anche in questa stagione la Roma centra il secondo posto, mantenendo però una distanza enorme dalla Juve capolista.

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Stagione 2015-16: Szczęsny-De Sanctis

La stagione 2015-16 vede un profondo cambiamento nelle gerarchie dei portieri nell’AS Roma. Arriva in prestito dall’Arsenal il polacco Wojciech Szczęsny, 25 anni di prestanza fisica. Dopo cinque stagioni con i Gunners, escludendo un’annata in prestito al Brentford nel 2009-10, in totale raggiunge 181 presenze, subendo 194 reti e maturando 72 clean sheets. Il portiere polacco si presenta a Trigoria con una media gol subiti a partita di 1,07 e relega De Sanctis – con 38 primavere sulle spalle – al ruolo di secondo, mentre Skorupski parte in prestito biennale all’Empoli.

A fine campionato Szczęsny si impone con 42 partite, 54 gol subiti (media 1,29) e 9 volte a rete inviolata. De Sanctis, da valido secondo, in 6 gare subisce 7 reti e garantisce 2 clean sheets. Il verdetto della classifica recita, ancora, secondo posto per la Roma, stavolta a soli 4 punti dalla vetta bianconera.

Stagione 2016-17: Szczęsny-Alisson

Nel campionato 2016-17 l’AS Roma attua una nuova riforma dei portieri. Szczęsny è confermato come titolare, rinnovandone il prestito dai Gunners; il suo secondo è un brasiliano di 24 anni che si rivelerà il più forte portiere degli ultimi tempi: Alisson Bécker. Arriva dall’Internacional e la Roma lo paga 8 milioni: un’inezia nel mondo del calcio, ma vere briciole al cospetto di ciò che sarebbe successo di lì a due anni. De Sanctis, invece, termina il contratto con i giallorossi e vola al Monaco, dove appende i guanti nella stagione successiva.

I numeri per quel campionato dicono 39 presenze, 41 gol subiti e 14 clean sheets per Szczęsny, con una media di reti subite per partita pari a 1,05. Alisson calca il campo 15 volte, di cui 4 lasciando la porta inviolata, e raccoglie 19 palloni in fondo al sacco, per una media di 1,27. Al termine della stagione la Roma finisce terza in classifica, superata da Napoli e Juve.

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Stagione 2017-18: Alisson-Skorupski

Nella stagione 2017-18 c’è un nuovo andirivieni di portieri: Szczęsny, concluso il prestito alla Roma, torna all’Arsenal e viene acquistato dalla Juve; Alisson si prende la maglia da titolare e alle sue spalle riecco Skorupski, alla fine del suo biennio empolese.

È la stagione della straordinaria e insperata cavalcata in Champions League fino alla semifinale. Alisson, punto fermo della squadra, disputa 49 partite, lascia la porta inviolata per 22 volte e subisce 47 gol, con una media di 0,96. Skorupski ha pochissimo spazio, praticamente nullo: gioca due partite, una in Serie A contro il Sassuolo, vinta 0-1 al Mapei, e l’altra nella sconfitta interna agli ottavi di Coppa Italia contro il Torino, terminata 1-2.
Al grande cammino in Europa fa da contraltare un andamento claudicante in Serie A, conclusa comunque al terzo posto dietro Napoli e Juve.

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Stagione 2018-19: Olsen-Mirante

Il punto più alto della Roma negli ultimi anni è, paradossalmente, l’inizio di una spirale verso il basso in termini di organico e risultati. La stagione successiva a quella della semifinale nell’Europa che conta è il preludio a un calciomercato di dispendio economico e scelte poco oculate. La fotografia di questo è l’avvicendamento in porta: via Alisson e Skorupski, dentro Olsen e Mirante.

Alisson vola a Liverpool, sponda Reds, per la cifra record di 62,5 milioni di euro: è il prezzo più alto mai pagato per un portiere. Tale importo verrà infranto venti giorni dopo dal Chelsea di Maurizio Sarri, che sborsa all’Athletic Bilbao 80 milioni di euro per Kepa, ma questa è un’altra storia.
Skorupski si trasferisce a titolo definitivo al Bologna per 9 milioni di euro.

Al loro posto arrivano Robin Olsen, 28enne portiere svedese del Copenhagen messosi in luce nei Mondiali di Russia 2018, e Antonio Mirante, portiere di 35 anni prelevato dal Bologna.
Il curriculum di Olsen recita, tra le altre, Malmö e PAOK Salonicco, prima dell’approdo al Copenhagen. Con la maglia dei Leoni matura 100 presenze in due stagioni, concedendo 82 reti e 45 clean sheets. Con una media di 0,82 gol subiti a partita ha i numeri migliori di tutti i portieri passati fino ad allora nell’AS Roma nei precedenti cinque anni, secondo solo alla prima stagione di De Sanctis in giallorosso.
Mirante, dal canto suo, vanta stagioni nelle medio-piccole della Serie A e si afferma definitivamente in Parma e Bologna. Nella sua precedente annata prima di approdare alla Roma, l’ultima della sua esperienza nei felsinei, ha messo insieme 34 presenze, con 49 gol subiti (media 1,44) e per 7 partite ha lasciato il campo senza concedere reti.

Il verdetto del campo

Il tecnico giallorosso, Di Francesco, allora punta tutto su Olsen. Lo schiera per 32 partite: il bilancio è di 51 gol subiti e 7 clean sheets. La media di reti concesse è di 1,59 a partita: molto lontana da quella di 0,82 con cui si era presentato in quel di Trigoria. Esonerato Di Francesco a marzo, subentra Ranieri. Sceglie Olsen per altre tre gare, in cui subisce 7 gol e non incrementa le volte a rete bianca. La sua media di reti concesse, quindi, sale a 1,66 in 35 partite. L’allenatore romano, allora, dà a Mirante l’occasione di mettersi in luce e lo schiera in campo nelle ultime 9 partite di campionato: subisce 5 reti e garantisce 5 clean sheets. Al limite della rappresentatività statistica, la media di Mirante è di 0,55 gol concessi a partita nel periodo di Ranieri; tuttavia Di Francesco, prima di separarsi dalla Roma, l’aveva schierato per 4 gare, in cui il portiere campano aveva subito 4 reti e lasciato la porta inviolata per una volta. Con 13 partite giocate in totale in stagione, un bilancio più accurato di Mirante recita 6 clean sheets e 9 gol concessi, per una media di 0,69.

30 gennaio 2019

Sul fardello di Olsen pesa tanto, troppo, quella roboante e bruciante sconfitta per 7-1 ai quarti di Coppa Italia contro la Fiorentina il 30 gennaio 2019. Il suo peso non sta solo nei numeri, ma anche nella testa: da allora Olsen ha giocato altre 7 partite incassando 14 gol e non lasciando mai la rete inviolata. Qualcosa nella psicologia del portiere svedese si è inceppato e ha originato un cortocircuito. C’è da dire, però, che raccogliere l’eredità di Alisson è tutt’altro che semplice. La crepa nella sua sicurezza probabilmente c’era già e quella serata l’ha allargata gol dopo gol.

A fine campionato la Roma termina sesta in classifica, ai preliminari di Europa League, con soli tre punti di distacco dal Torino.

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Stagione 2019-20: Pau López-Mirante

Si arriva così alla stagione scorsa, la più strana degli ultimi tempi. Olsen, poco affidabile e dalle spalle troppo esili per sorreggere le ambizioni di rilancio della Roma, va in prestito annuale al Cagliari. Al suo posto arriva Pau López, portiere spagnolo di 25 anni prelevato per 25,5 milioni dal Real Betis. Giunge dopo una stagione in Liga con 35 presenze, 49 gol subiti e 10 volte a rete bianca, per una media di reti concesse di 1,4.
La rivoluzione in casa AS Roma non investe solo i portieri, ma anche la panchina: al posto di Ranieri, arrivato la stagione precedente solo in veste di traghettatore, si siede Paulo Fonseca.

Nonostante Mirante si sia dimostrato più che valido, Pau López è destinato alla maglia da titolare. Si dimostra subito un buonissimo portiere, compie qualche parata decisiva, ma sembra sempre stentare nel carisma. I difensori paiono non fidarsi totalmente di lui, la comunicazione in campo langue. Non senza qualche patema per i tifosi, scende in campo in 42 partite in stagione, subisce 55 gol e porta a casa 9 clean sheets. La media di reti concesse è di 1,31 per partita: numero troppo debole per la voglia di rivalsa della piazza.

26 gennaio 2020

Come avvenuto per Olsen, anche per Pau López c’è stata una partita che si è rivelata una cesura psicologica ingombrante: il derby di ritorno, Roma-Lazio. Terminato 1-1, la Roma ha dominato per gran parte della partita, ma l’estremo difensore spagnolo si rende protagonista di una distrazione a fine primo tempo che vale il pareggio dei biancocelesti. Da quella partita il tabellino dice 15 gare giocate, 3 clean sheets e 25 gol subiti, ossia quasi la metà delle reti concesse in stagione.
Nel corso del campionato si mette di nuovo in luce anche Mirante, chiamato in campo per 7 partite: 7 palloni raccolti in fondo al sacco e 2 volte a rete bianca.

L’esito della stagione è al di sotto delle aspettative: sfumati uno dopo l’altro tutti gli obiettivi, la Roma riesce a qualificarsi per l’accesso diretto ai gironi di Europa League.

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Stagione 2020-21: Mirante-Pau López

Eccoci alle soglie della stagione in corso, iniziata da poco eppure già così ricca di spunti. L’AS Roma ha di nuovo stravolto le gerarchie dei portieri: Mirante e Pau López si sono scambiati le maglie, con Olsen che è volato a Liverpool, sponda Toffees, in prestito. La meritata ascesa di Mirante, professionista esemplare che ruberebbe il posto agli estremi difensori di molte squadre della Serie A, coincide con la necessità di un timone forte e carismatico. La capacità di infondere serenità ai compagni e di elevarsi al di sopra degli errori (che fanno parte del gioco e, come tali, vanno accettati) è ciò che più è mancato ai vari portieri giallorossi avvicendatisi in questi ultimi anni.

Una nuova pagina al librone dei portieri della Roma si è aggiunta nella serata di ieri con il tesseramento di Farelli. L’altalena, insomma, pare che continui. Stasera i giallorossi ospitano il Benevento di Filippo Inzaghi e Fonseca ha già anticipato che il titolare tra i pali sarà Mirante. Una chiara mozione di sfiducia a Pau López, il cui delicato empasse psicologico sembra essere tutt’altro che lontano.