Braga: lo stadio nella roccia

Sarà del tutto particolare la “location” dove questa sera alle 18.55 la Roma affronterà i portoghesi dello Sporting Braga.

Inaugurato il 30 dicembre del 2003 in previsione dei campionati Europei del 2004 ospitati dal Portogallo, “l’Estádio Municipal de Braga” colpì da subito tutti i calciofili.

Lo stadio comunale di Braga, soprannominato “La Roca”, può ospitare 30.286 spettatori, più o meno 1/6 dell’intera popolazione della città del nord del Portogallo che ammonta a circa 180.000 abitanti.

Esempio di architettura

Privo di curve o gradinate, l’impianto, progettato dall’architetto Eduardo Souto de Moura è stato ricavato dalla cava di Monte do Castro, tanto che dietro una delle due porte si staglia una arcigna parete rocciosa in granito.

Le tribune, coperte e disposte su due livelli ciascuna, si “fronteggiano” sul lato lungo del campo mentre le due tettoie sono collegate tra di loro da cavi d’acciaio che attraversano il terreno di gioco, conferendo un impatto visivo certamente inusuale per impianti di livello internazionale.

Il risultato visivo è quello di una struttura sospesa, che “alleggerisce” la mole imponente in cemento armato e, soprattutto di notte con le luci artificiali, sembra dissolversi, lasciando intravedere il cielo e la montagna in cui lo stadio è inserito.

Numerosi i riconoscimenti ottenuti da Eduardo Souto de Moura, “papà” dello stadio:

Il 27 gennaio 2005, il presidente dell’IPPAR (l’istituto portoghese del patrimonio architettonico) avviò una pratica per classificare lo stadio come patrimonio nazionale.

Sempre nel 2005 ottenne, dall’allora Presidente del Portogallo Jorge Sampaio, il “Prémio Secil de Arquitectura 2004”. L’anno successivo il progetto cinse il  “FAD de Arquitectura 2005”.

Nel 2006 fu la volta del “Chicago Athenaeum International Architecture Award” e ancora nel 2011, l’opera valse all’architetto portoghese il premio “Pritzker”.

Un importante riconoscimento internazionale che ha visto premiati anche il nostro Renzo Piano oltre ad altri grandi architetti come Oscar Niemeyer e Kenzō Tange.

Braga non è Roma

Il costo dell’opera si è aggirato intorno agli 80 milioni di euro, e rappresenta, anche per i tempi relativamente brevi di realizzazione (circa due anni), una pregevole opera pubblica di recupero del territorio.

Un vero esempio che andrebbe imitato, soprattutto per l’aspetto di riqualificazione del tessuto urbano.

Più o meno quello che la Roma americana, prima di Pallotta e ora dei Friedkin, vorrebbe fare con l’area di Tor di Valle, abbandonata a se stessa, tristemente punteggiata da numerose e pericolose discariche abusive, con al suo interno il fatiscente scheletro (con tettoia in pericolosissimo Eternit) del fu ippodromo.

Prima la disputa tutta ideologica sulle cubature (tagliate) e la revisione integrale del progetto, ora l’immobilismo della giunta comunale, arrivata a fine mandato, e che ha in più riprese rallentato il processo burocratico decidendo di non decidere.

Nel mezzo anche alcune vicende processuali che hanno riguardato Parnasi, proprietario dell’area, fatto sta che Roma e la sua squadra attendono da dieci anni lo sblocco della situazione.

Al netto del Covid, che è piombato a rallentare ulteriormente il processo, i Friedkin ora stanno ragionando se andare avanti con il progetto.

Di certo bisognerà attendere l’esito delle elezioni amministrative per vedere quale sarà l’atteggiamento della nuova consiliatura verso il progetto dove, giova sempre ricordarlo, l’esborso è tutto a carico del privato proponente.