Tumulazione blindata per Matteo Messina Denaro: a Castelvetrano le esequie del boss mafioso sono state monitorate dai Carabinieri.
Carabinieri blindano le esequie del boss Matteo Messina Denaro: tumulazione privata
L’Arma dei Carabinieri ha scortato la salma del boss mafioso Matteo Messina Denaro, deceduto lo scorso 25 settembre all’ospedale de L’Aquila, al cimitero di Castelvetrano, paese di origine della famiglia Denaro. Le esequie si sono svolte alle 8:00 di questa mattina, in forma strettamente privata, alle quali hanno partecipato poche persone, tra amici e parenti.
Bloccato l’accesso ai giornalisti e alle televisioni. Il carro funebre, partito ieri sera, ha scortato la salma dall’Abruzzo fino in Sicilia, a Trapani, raggiungendo direttamente il cimitero e senza passare per il centro città. Questo per evitare una inutile passerella e lo sfoggio della salma di un criminale in diretta TV. Al seguito, le auto dei parenti di Messina Denaro.
L’evento blindato è stato imposto dal questore di Trapani Salvatore La Rosa, il quale ha vietato i funerali pubblici. Nonostante la calca di fotografi e di giornalisti lungo le mura del cimitero, le Forze dell’Ordine sono riuscite a mantenere la calma, presidiando l’ingresso. Tra i parenti del boss, le prime ad arrivare sono state le sorelle, Bice Giovanna, insieme alla nipote Lorenza Guttaduro.
Esequie del super boss, spentosi lo scorso 25 settembre, sconfitto da una malattia
Tra i parenti, hanno partecipato alla tumulazione anche il cognato, Vincenzo Panicola, e il fratello Salvatore, che vive a Campobello di Mazara, dove Matteo Messina Denaro si nascondeva e dove cercava di amministrare i suoi affari, prima della cattura avvenuta lo scorso 16 gennaio. Al funerale era presente anche la figlia Lorenza, che il boss ha voluto riconoscere dopo averla incontrata per la prima volta durante una visita in carcere.
In un pizzino ritrovato dai Carabinieri nel nascondiglio di Campobello, Messina Denaro aveva scritto di non volere celebrazioni religiose alla sua morte, perché non aveva nulla a che fare con “uomini immondi che vivono nell’odio e nel peccato”. E così è stato, non per suo volere, ma per volere della Chiesa stessa, che vieta funerali religiosi ai mafiosi.
Ucciso dal cancro, diagnosticato nel 2020, negli ultimi mesi le condizioni del boss si erano aggravate. Nel suo testamento biologico, Denaro aveva scritto di non volere accanimento terapeutico o alimentazione forzata. Entrato in coma irreversibile venerdì scorso, l’uomo è morto tre giorno dopo.
Il feretro è stato inserito in una cassa in cedro, scelta dalla nipote, nonché legale, Lorenza Guttardo, l’unica in famiglia che ha visto il corpo dopo il decesso. Con la tumulazione dell’ultimo latitante di Cosa Nostra, si chiude un (sanguinoso) capitolo per la mafia siciliana, anche se restano ancora oggi numerosi segreti. Segreti sepolti insieme al corpo del mafioso.