Morto a L’Aquila Messina Denaro, il capomafia latitante per 30 anni

L’annuncio alle 2 di stanotte dall’ospedale de L’Aquila in cui era ricoverato per una grave forma di tumore al colon. Matteo Messina denaro è stato l’ultimo stragista di Cosa Nostra. Latitante per oltre 30 anni, è stato arrestato dalle Forze dell’Ordine lo scorso gennaio.

L’arresto di Matteo Messina Denaro

Gli ultimi mesi di vita del boss mafioso sono stati presi in carico dalla giustizia. Quando Messina Denaro è stato arrestato, era già gravemente malato da tempo. Nel novembre 2022 un imprenditore palermitano che negli anni Novanta aveva gestito la latitanza di altri boss mafiosi, durante un’intervista aveva dichiarato che Denaro, da 30 anni latitante, era pronto a costituirsi, data la sua grave malattia.

Sperando nell’abolizione della 41-bis e dell’ergastolo nell’ambito della trattativa “Stato – Mafia”. Ed invece non ha fatto in tempo. Lo scorso 16 gennaio è stato arrestato dai Carabinieri del ROS, con la collaborazione del Gis, nei pressi della clinica palermitana nella quale il boss si recava per le cure.

Stava andando a fare una seduta di chemioterapia sotto il falso nome di Andrea Bonafede. E da lì è stato trasportato al carcere de L’Aquila, dal quale è uscito sotto stretta sorveglianza quando le sue condizioni di salute si sono aggravate. È stato trasportato all’ospedale dove è rimasto fino alle 2 di stanotte, ora in cui è deceduto.

La morte di Denaro

Era già in coma irreversibile da diversi giorni. All’1 e 57 minuti l’annuncio: il boss stragista è morto. Il tumore al colon lo ha portato alla fine a 61 anni di età. La latitanza di 30 anni ha coinvolto diversi personaggi della vita imprenditoriale e mafiosa, che lo hanno aiutato e favoreggiato. Tra i nomi che sono spuntati in fase processuale è emerso anche quello di Bernardo Provenzano, boss mafioso noto per la sua ferocia. Dall’arresto di Provenzano la latitanza di Messina Denaro è diventata sempre più a rischio, ed il suo terreno di azione sempre più stretto. Gli inquirenti erano ad un passo dal catturarlo. Fino al 16 gennaio.

Le attività mafiose

I soprannomi di Messina Denaro erano U Siccu e Diabolik. Uno dei boss mafiosi più rilevanti, che ha agito anche al di fuori dei suoi confini territoriali, coinvolgendo l’area di Agrigento, oltre a quella di Trapani che era di sua competenza.

È stato coinvolto in tutte le stragi di Cosa Nostra degli anni Novanta, compresa quella di Capaci, in cui hanno perso la vita il Giudice Giovanni Falcone, la moglie, e tre agenti della scorta. È considerato personaggio chiave del periodo stragista, molto vicino a Totò Riina, ed anche implicato in diversi omicidi di stampo mafioso, compreso quello del 12enne Giuseppe di Matteo, il cui corpo non è stato mai ritrovato perché sciolto nell’acido. Davanti all’obitorio oggi ci sono diversi giornalisti e reporter, nessun curioso, ed una schiera compatta di Forze dell’Ordine a presidiare il territorio.

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