“E’ stalking” I giudici hanno deciso: se lo fa l’ex è reato

Cuneo – L’uomo aveva continuato a perseguitare la ex anche dopo essere uscito dal carcere. Evidentemente i cinque anni abbondanti di prigione non sono serviti a molto. Ora si fa trovare in continuazione nei luoghi che lei frequenta, ed anche sotto casa. Il Tribunale di Cuneo lo ha spedito nuovamente in prigione con l’accusa di stalking.

Il femminicidio scampato e poi la persecuzione

Sono gli atti persecutori quelli che sulla carta definiscono il reato di stalking. Definizione che di per sé è piuttosto fumosa. L’uomo in questione non aveva messo in atto pedinamenti o minacce. Ma non lasciava più vivere la sua ex. Si trovava ‘casualmente’ davanti al posto in cui lavorava, nel bar in cui entrava, e parlava al telefono ad alta voce sotto casa della donna. A detta dell’avvocato della difesa si tratta di posti abituali che l’uomo frequentava prima di entrare in carcere. Ma il Giudice non è stato d’accordo.

La donna aveva iniziato ad avere paura. Prima di recarsi in questura a formalizzare la denuncia ha aspettato del tempo, per essere sicura delle sue accuse. Poi non ce l’ha fatta più. Ha iniziato a temere seriamente per la sua incolumità e per quella della sua bambina. Purtroppo la cronaca ci racconta come un solo passo falso può far soccombere anche la donna più assennata sotto la violenza ed il desiderio di sopraffazione di un uomo.

È successo a Marisa Leo. È successo a Giulia Tramontano. Ed ora la donna di cui non si vuole ancora rendere pubblico il nome non vuole fare la stessa fine. Ed ha denunciato il suo ex. Non sono paranoie. L’uomo ha scontato 5 anni di prigione – che in precedenza dovevano essere 10 – per aver tentato di ucciderla nel 2014. La stava per colpire con un piccone, quando i Carabinieri sono riusciti ad intercettare l’uomo e lo hanno fermato.

Il reato di stalking convalidato dalla Procura di Cuneo

Questo è un precedente giudiziario che forse potrà aiutare tante donne ad essere protette maggiormente. In Italia, finché la violenza non diventa tale – ed allora potrebbe essere troppo tardi – non si arriva ad azioni concrete. Far vivere una donna nella paura è uno dei delitti più infamanti, perché non può essere dimostrato se non con le parole della vittima.

Ed è proprio su questo che l’avvocato della difesa ha cercato di fare leva. Sulla psiche compromessa della donna, che memore del tentato omicidio del 2014 ora ‘immagina’ la presenza volontaria dell’uomo, quando egli non fa altro che continuare a frequentare i posti abituali. Fortunatamente questa tesi è stata smontata. L’uomo è passato fin troppe volte sotto l’abitazione della ex, violando anche lo spazio dove ci si dovrebbe sentire al sicuro per antonomasia.

Con il suo precedente di tentato omicidio nei confronti della stessa donna alle spalle, e con gli atti di violenza, il giudice ha deciso che si tratta di un atteggiamento persecutorio, e che dunque ci si trova di fronte ad un reato di stalking, per cui l’uomo è stato condannato a due anni di carcere.

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