Voltare pagina

Domenica sera, sotto la pioggia di fine novembre, al cospetto di Diego Armando Maradona, la Roma si è bloccata. Come alla fine di una lunga corsa, quando devi piegarti e appoggiarti alle ginocchia per non cadere a terra.

Sei costretto a fermarti.

Abbiamo corso in cerchio, da Napoli a Napoli, da luglio a novembre. Un giro interminabile, costellato di arrivi e partenze, di infortuni, vessato anche dal maledetto Covid e da una penalizzazione che ha smorzato la partenza del campionato giallorosso. La Roma non perdeva sul campo da quasi cinque mesi. È accaduto domenica e nel peggiore dei modi.

Bisbigli e sussurri sembrano, poco alla volta, minare le sicurezze costruite nell’arco di mesi. Come gocce che scavano la roccia. Mirante ritornerà ad essere il secondo portiere. La panchina di Fonseca traballa. Dzeko non ha toccato un pallone. Ci sono numerosi infortunati. L’armeno non va più come un treno. Le abbiamo dette tutte?

Vorrei che provassimo una cosa nuova, per una volta.

Facciamo che ci prendiamo il primo posto nel girone di Europa League. Ci siamo qualificati ai sedicesimi con due giornate di anticipo. Le contendenti non erano particolarmente ostiche, questo è vero, ma abbiamo centrato l’obiettivo. Le partite di Europa hanno svezzato l’altra Roma, quella del turnover, capeggiata da Borja Mayoral, sbloccato e in fiducia.

Facciamo che difendiamo il nostro terzo posto, condiviso con Napoli e Juventus per numero di punti, con le unghie e con i denti, puntando a tornare in Champions League. Giovedì c’è lo Young Boys, concentriamoci su quello, dove potrebbe anche verificarsi il rientro di Smalling. E poi il Sassuolo, match interessante in termini di classifica.

Facciamo che l’eccezione sia stata la sconfitta al Maradona, non i cinque mesi di risultati positivi. Facciamo che due giorni passati a leccarsi le ferite bastino.

Facciamo che voltiamo pagina.