Nove anni. 3313 giorni. Tre Sindaci di Roma (Alemanno, Marino, Raggi), due Papi (Benedetto XVI e Francesco), sei Presidenti del Consiglio (Monti, Letta, Renzi, Gentiloni, Conte, Draghi) e due Presidenti della Repubblica (Napolitano e Mattarella). Tanto è passato per sognare e per poi rimanere con un pugno di mosche in mano: la Roma ha definitivamente rinunciato al progetto di Tor di Valle.
AREA ED INIZIO NEL 2012
Fin dal 2012, la AS Roma aveva presentato il progetto al Sindaco Gianni Alemanno per la realizzazione dello Stadio a Tor di Valle, in un’ansa del Tevere a sud ovest della città, dove esiste l’omonimo ippodromo chiuso nel gennaio 2013, su terreni acquistati dell’imprenditore Luca Parnasi: l’individuazione del terreno di Tor di Valle avvenne tra gli 80 possibili siti individuati nella Capitale. Vennero poi completate le relative analisi dei siti da parte di Cushman & Wakefield, leader nel settore immobiliare in Italia e nel mondo, società individuata dalla Roma e dal Presidente Pallotta per quella prima fase.
PRESENTAZIONE PROGETTO E BUROCRAZIA
Il 29 maggio 2014 Eurnova presenta lo studio di fattibilità: la proposta prevede una zona “A” , con il mix funzionale dei nuovi grandi impianti sportivi (oltre allo stadio da 52.500 posti espandibili fino a 60mila, la sede della Roma AS, un centro tecnico per gli allenamenti, un maxistore Nike, un “Roma village” con 245 negozi, boutique, ristoranti; uno spazio per eventi con un monitor a 360 gradi) e una zona “B”, chiamata “Business park”, costituita da tre grattacieli ed edifici ecosostenibili (Leed gold) destinati a direzionale, ricettivo, commerciale (ma non appartamenti, esplicitamente esclusi dai commi) tra la Via Ostiense/Via del Mare e lo Stadio. L’area destinata allo stadio (49.000mq) costituisce il 14% della sola parte edificata (354.000mq). Moltiplicando i 305.000 mq di SUL (la superficie totale edificata meno l’area dello stadio) per l’altezza convenzionale di calcolo delle cubature pari a 3,20 m, si ottiene un totale di 976.000 mc; tali cubature sono state inserite per “compensare” i costi dei privati per le infrastrutture e le opere di pubblica utilità che il Sindaco Ignazio Marino e l’assessore all’urbanistica Giovanni Caudo hanno posto come condizione per conferire l’interesse pubblico all’operazione, che viene approvata e votata dall’Assemblea Capitolina il 22 dicembre 2014.
PROGETTO DEFINITIVO E CONFERENZA DEI SERVIZI
Gli elaborati del progetto definitivo vengono consegnati una prima volta dalla As Roma al Comune e trasmessi dal Comune alla Regione Lazio nell’estate 2015, con la segnalazione “delle carenze progettuali rilevate dagli Uffici comunali”; la Regione invita il proponente a completare e perfezionare il progetto definitivo, che sarà poi presentato il 30 maggio 2016, poco prima delle ultime elezioni comunali.
Nel giugno 2016 diventa Sindaco Virginia Raggi, che dai banchi dell’opposizione aveva duramente contrastato il progetto dello Stadio, così come l’urbanista Paolo Berdini, nominato Assessore all’urbanistica e ai lavori pubblici. Dopo l’insediamento della nuova Giunta, la Delibera non viene ritirata, ma il Comune trasmette gli elaborati del progetto definitivo alla Regione Lazio, accompagnati da una nota in cui si evidenziano ancora carenze e controindicazioni.
Il 3 novembre 2016 si apre la Conferenza dei Servizi decisoria in Regione per l’approvazione del progetto (Marino/Caudo): mentre si susseguono le riunioni con i rappresentanti dei soggetti pubblici, si susseguono anche le indiscrezioni giornalistiche e le dichiarazioni ufficiali, sulla richiesta, da parte del Comune, di modificare lo stesso progetto, restringendolo allo Stadio e ai suoi annessi, o tagliando cubature dalle Torri di uffici e dagli spazi commerciali che la precedente Giunta aveva previsto a compensazione delle opere e infrastrutture pubbliche.
Il 31 gennaio si tiene la quinta seduta della Conferenza, che dovrebbe concludere il procedimento: il Comune chiede una proroga di 30 giorni, poi deposita, insieme a Roma Città Metropolitana, un parere unico “non favorevole”, che tuttavia lascia aperta la possibilità al proponente di modificare il progetto e consegnare ulteriori elaborati per “addivenire a un parere favorevole”.
Il 7 febbraio un Tweet del mister della RomaLuciano Spalletti – “A Roma va fatto lo stadio, famolo” – viene rilanciato dal capitano Francesco Totti : “Vogliamo il nostro Colosseo moderno”. Si uniscono il ministro allo Sport Luca Lotti e l’ex premier e segretario PD Matteo Renzi: “E famolo, basta dire no a tutto”. La sindaca risponde a Totti : “Caro Francesco ci stiamo lavorando, famo sto stadio” ma “nel rispetto delle regole.
RIMODULAZIONE DEL PROGETTO
Nel gennaio del 2017 proprio l’assessore Berdini viene allontanato dalla giunta e sostituito dal Professore Luca Montuori, ma tutto sembra pronto a saltare, con la maggioranza sul piede di guerra. La As Roma accoglie, quindi, (parzialmente) le richieste che arrivano dalla maggioranza capitolina. Una nuova trattativa con il Presidente Pallotta dagli Stati Uniti e il vicepresidente Baldissoni in prima linea, che porta purtroppo al taglio di parte del progetto, in particolare le tre torri di Daniel Libeskind. Si arriva ad un secondo voto sul pubblico interesse dell’opera, a giugno dello stesso anno, anche questo favorevole. Una seconda Conferenza dei Servizi viene quindi convocata in Regione, arrivando nel gennaio del 2018 al fatidico via libera.
VARIANTE E CAOS PARNASI
Il 12 aprile 2018 il Comune pubblica sull’Albo pretorio gli elaborati del progetto invitando i soggetti interessati ad inviare le osservazioni ai fini dell’approvazione della Variante urbanistica, senza offrire alcun elemento su cui basarsi. Gli elaborati publicati sono quelli consegnati dal proponente il 22 dicembre, e non si hanno notizie del recepimento delle tante prescrizioni e raccomandazioni comminate dagli uffici ancora in sede di seduta conclusiva della conferenza decisoria, come l’uso delle piste ciclabili lungo il Tevere come accesso /uscita di emergenza per veicoli di soccorso e anche privati, e l’allargamento di un’ulteriore corsia della unificanda Via Ostiense/Via del Mare, ipotizzati da Roma Città Metropolitana nell’ultima riunione della CdS.
Due giorni dopo il termine dell’invio delle osservazioni, si diffonde la notizia dell’arresto di nove persone: il costruttore Luca Parnasi, proprietario della società Eurnova e cinque suoi collaboratori, in carcere, mentre ai domiciliari finiscono Luca Lanzalone, presidente Acea già consulente nella trattativa con Parnasi per il progetto Stadio, l’ex assessore all’Urbanistica della Regione Lazio Michele Civita (Partito Democratico), oggi consigliere regionale, il vicepresidente del Consiglio Regionale Adriano Palozzi (Forza Italia). L’ipotesi della Procura è associazione a delinquere finalizzata alla corruzione nell’ambito del progetto per l’impianto a Tor di Valle: gli indagati avrebbero ricevuto, in cambio dei favori agli imprenditori, una serie di utilità, tra le quali anche l’assunzione di amici e parenti. Ci sarebbero inoltre altri 27 indagati, tra i quali il capogruppo M5S capitolino Paolo Ferrara, che aveva partecipato alla trattativa con Eurnova della primavera 2017 (poi archiviato) e Davide Bordoni, capogruppo capitolino e coordinatore romano di Forza Italia, insieme a Francesco Prosperetti, Soprintendente durante l’iter del vincolo sull’Ippodromo poi archiviato . La società AS Roma risulta estranea ai fatti.
PARNASI OUT E POLITECNICO DI TORINO
In seguito alle indagini, Parnasi viene sostituito ai vertici dell’azienda, i media annunciano che Pallotta, sarebbe pronto a pagare una cifra intorno a 90 milioni di euro per rilevare le quote di Eurnova del progetto Stadio di Tor di Valle; intanto il Comune di Roma affida al Politecnico di Torino una due diligence relativa all’ “Analisi e Valutazione degli aspetti di trasporto del progetto del nuovo Stadio di Roma“, che descrive uno scenario “catastrofico”. La Relazione, che non ha alcun valore vincolante, viene consegnata il 31 gennaio 2019, e presentata il 5 febbraio in Campidoglio dalla Sindaca insieme al Prof. Dalla Chiara, professore associato in Trasporti, nonchè referente del gruppo di lavoro per il Politecnico, che parla di un “sì condizionato” alla realizzazione di una serie di interventi previsti dal PUMS (Piano urbano della Mobilità Sostenibile) – ““nella misura in cui si possono attuare nei prossimi due-tre anni cioè prima di una messa in esercizio dello stadio”. Ogni verifica conferma la bontà del lavoro svolto, e quindi lo scorso anno, dopo mesi di stop, si riprende il lavoro.
A fine 2019 nella vicenda si affaccia un nuovo protagonista, l’ immobiliarista ceco Radovan Vítek, che dovrebbe rilevare l’operazione acquistando i crediti ipotecari di Unicredit che gravano sulla Eurnova. La lista dei debiti del gruppo Parnasi è consistente (solo quelli della Eurnova nei confronti di Unicredit ammontano a circa 50-60 milioni di euro). Cominciano a susseguirsi notizie che danno per certo l’accordo e notizie di una marcia indietro, con una trattativa che a luglio 2020 non ha ancora aviuto un esito ufficiale. Intanto il 6 luglio si tiene una riunione dei Consiglieri capitolini di maggioranza nel corso della quale viene esaminata “la parte più “rilevante” del dossier della due diligence” insieme ai tecnici che hanno costituito il gruppo di lavoro che ha elaborato i docuemnti. Un primo “passaggio politico” in vista della ripresa dell’iter, che deve ancora passare dallee cinque delibere che costituiscono la Variante Urbanistica e la Convenzione, che dovranno essere approvate dalla Giunta, passare per l’esame delle Commissioni capitoline competenti e per il IX Municipio (l’XI sempre misteriosamente escluso), per approdare al voto vero e proprio in Assemblea Capitolina e a quello successivo della Giunta regionale.
I tecnici pubblici e quelli dei privati si mettono al lavoro per ultimare i due documenti su cui il Campidoglio si dovrà esprimere. Sulla Variante, che pure sembrava l’ostacolo maggiore, si discute poco e si arriva subito ad un accordo. Ben più complicato è invece il lavoro sulla Convenzione urbanistica, il contratto che lega pubblico e privato. Virginia Raggi vuole uno sforzo maggiore dai proponenti sulle opere pubbliche, quasi a disconoscere il precedente accordo. Si arriva così all’oggi, con otto anni di lavoro, di soldi, di sogni e di fatica buttati al vento. Parafrasando un vecchio striscione apparso in curva al Bentegodi anni fa: chi tifa Roma, non costruisce mai.