La Roma parte bene, va in vantaggio con Dzeko e sfiora il raddoppio con Spinazzola (palo). Regge serenamente il ritorno dell’Atalanta nel primo tempo, poi nella ripresa perde pian piano metri e convinzione con i nerazzurri che montano fino a tracimare. Decisivo l’innesto di Ilicic che offre due assist e sigla la quarta rete.
Tra i giallorossi si “salvano” solo Ibanez, Spinazzola e Dzeko che raggiungono a malapena la sufficienza. Male tutti gli altri, in particolare Mirante che esce a vuoto nel raddoppio nerazzurro, e Veretout che perde la testa, per non ritrovarla più, con un passaggio orizzontale che innesca il 3-1.
Ancora “molle” l’apporto di Pedro alla gara, mentre gli altri sostituti (forse innestati con un po’ di ritardo) non riescono a cambiare le sorti del match,
Mirante 4,5 l’errore di valutazione sul goal del 2-1 orobico è grave. In generale non sembra aver “presa” nel comandare, dai pali, il pacchetto difensivo.
Mancini 5 è aggressivo e determinato nel primo tempo. Poi anche sfortunato nel rimpallo che apre l’azione del pareggio atalantino. Sbiadisce sempre di più col passare di minuti.
Smalling 5.5: tiene a bada Zapata in un esaltante duello fisco. Gli riesce però solo un tempo. Anche lui cala vistosamente e non riesce più a contenere le ondate nerazzurre.
Ibanez 6: uno dei pochi a guadagnare la sufficienza. Muro costante eretto davanti a Mirante per tutta la prima frazione dove ha anche il merito di dare il via all’azione del vantaggio romanista. Benino anche nella ripresa, dove però non riesce a contenere l’indemoniato Ilicic.
Karsdorp 5: ordinato soprattutto nella fase difensiva. Di fatto per tutto il primo blocca le iniziative atalantine sulla destra, ma non osa mai troppo. Nella ripresa cala anche lui e non riesce a contrastare Gosens sulla rete del 2-1.
Pellegrini 5: in una partita dove l’intensità è tutto, lui prova a dare il suo contributo e in parte vi riesce anche, specie nel primo tempo. Ma mancano le sue geometrie, le sue giocate, le intuizioni in grado di mettere la Roma a “comandare” il match (36′ st Villar s.v. ).
Veretout 4,5: Dà tutto, anche di più per un’ora. Sfiora anche un gran goal ad inizio ripresa, ma Gollini si oppone con un grandissimo intervento. Si attenua pian piano per poi crollare di colpo a metà ripresa, quando innesca il 3-1 con una leggerezza, poi reiterata. (36′ st Perez s.v.).
Spinazzola 6: bene nel primo tempo, dove presidia la fascia senza essere letale come in altre occasioni. Sfiora il gran goal con un pallonetto che colpisce la base del palo. Anche lui si affievolisce nella ripresa, e si deve arrendere per un risentimento muscolare. Sarà un caso, ma uscito lui la Roma crolla. (21′ st Peres 5 quando entra l’inerzia della gara è tutta atalantina, non è un gigante difensivo a destra, figuriamoci a sinistra e contro un Ilicic ispiratissimo).
Pedro 5: l’impegno e la corsa non mancano mai, prova un paio di giocate delle sue, ma nel complesso non entra mai in partita e conferma di proseguire il suo momento davvero poco brillante. (28′ st Cristante 5.5: forse il cambio è tardivo, ma probabilmente fosse anche entrato prima non sarebbe cambiato molto).
Mkhitaryan 5.5: serve subito l’assist a Dzeko e sembrerebbe un’altra serata magica per lui. Ma un po’ perchè la squadra non lo assiste, un po’ perchè ci mette del suo sbagliando qualche scelta e qualche passaggio, alla fine non riesce ad incidere per quanto atteso.
Dzeko 6: pronti-via, piazza la zampata. Poi lotta come un disperato, offre sponde, rompe i raddoppi ma predica nel deserto.
Fonseca 5: Si apriranno discussioni (anche giustamente, per carità) sui limiti di questo allenatore che, vuoi o non vuoi, i cosiddetti scontri diretti non riesce a vincerli. Nel momento in cui scriviamo comunque, la Roma è quarta in classifica e ai sedicesimi di finale di Europa League. Stasera qualcosa la sbaglia anche lui, sicuramente: forse la scelta dell’undici iniziale, che comunque aveva fatto un buon primo tempo, forse la scelta e la tempistica dei cambi (Calafiori invece di Bruno Peres? Villar per Pedro?). Resta comunque da lavorare, molto, sulla mentalità di una squadra che sembra sciogliersi troppo facilmente alle prime vere difficoltà.