MURALESa Maestà

“Io ho sempre detto no al ritiro della mia maglia. Mi dispiacerebbe togliere a ogni giovane, ogni bambino il sogno, che io ho realizzato, di indossare la maglia numero 10 della Roma. Ma nello stesso tempo so che non sarebbe facile indossarla. Se troviamo un altro Totti o un Messi ci pensiamo, magari gliela porto io.” Così parlò Francesco Totti, un paio d’estati fa, rispondendo alle domande di alcuni tifosi. Parole che facevano il paio con il gesto, meraviglioso e commovente, fatto nel giorno del suo addio al calcio.

Impossibile dimenticare Francesco Totti mettere la fascia di capitano della Roma al braccio di Mattia Almaviva, allora il capitano più giovane del settore giovanile giallorosso. Parole e gesti inequivocabili. Un messaggio chiaro: tutti possono sognare di essere Totti. Anche Nicolò Zaniolo. Che non è romano e romanista, ma non può essere costretto a rimuovere la foto di un murales con la sua faccia solo perché a qualcuno dà fastidio che osi anche solo accostarsi al Capitano.

Nicolò Zaniolo ha tutto il diritto di pubblicare quella foto. Immaginarsi non al posto, ma al livello dell’uomo e del calciatore Francesco Totti non è lesa Maestà. È il sogno, l’aspirazione, l’ambizione del talento più puro della sua generazione. Ma soprattutto di un ragazzo di ventuno anni che sta passando, per la seconda volta in pochi mesi, un momento difficilissimo. Durante il quale dovrebbe essere confortato, sollevato, incitato, aiutato. Non contestato per un fotomontaggio postato sui social.

Ci si sarebbe potuto ironizzare, scherzare sopra. Gli si sarebbe potuto augurare di imitare le gesta del Capitano. La metà delle quali basterebbe a riempire una carriera di soddisfazioni decisamente più grandi delle orecchie della Champions League. Indossare la maglia e la fascia di Francesco Totti. Passare anche solo la metà degli anni che lui ha passato in giallorosso. Far scorrere le lacrime sui volti di migliaia di persone nel momento dell’addio, alla squadra o, meglio ancora, al calcio. Poteva arrivare tutto questo e molto di più, ieri, sotto quella foto di quel murales con la faccia di Zaniolo. Non è successo.

È successo che qualche romanista ha deciso di dimenticare, o deliberatamente ignorare, le volontà dello stesso Capitano che intendeva difendere dai sogni, o magari anche solo dall’ingenuità, di un ragazzo che gioca nella Roma. Che ha baciato la maglia della Roma, che non ha ceduto alle lusinghe di chi voleva portarlo via da Roma a suon di milioni.

E che, ci auguriamo tutti, possa tornare al più presto com’era tornato pochi mesi fa. A seminare il panico nelle difese e spaccare le porte di mezza Italia. Forte come e più di prima. Anche per non cedere a quella parte di tifo giallorosso che, a volte, veste i panni spiegazzati di una Psicopolizia di orwelliana memoria, punendo chi osa esternare qualsiasi cosa non sia in linea con il pensiero unico romanista che pretende di imporre.