Oggi, durante la nostra trasmissione Cor core acceso – romatube.it, in onda sulle frequenze di Non è la Radio, abbiamo avuto il piacere di intervistare Carlo Zampa. Il noto tele/radiocronista e tifoso giallorosso ha fatto il punto sui temi principali in casa romanista e non solo.
Buongiorno Carlo, iniziamo da un commento sulla partita di ieri. La Roma ha ottenuto la qualificazione ai sedicesimi di Europa League
“A due giornate dal termine del girone, mi sembra che questa è la prima volta che accada alla Roma. È un risultato assolutamente importante. Ci sarebbe stato l’en plein se non avesse pareggiato in casa con il CSKA Sofia, però va bene così. Ieri ha vinto in una situazione di totale emergenza. Era una formazione sperimentale, perchè c’era una difesa a tre con Spinazzola, Cristante centrale e Jesus, è chiaro che diventa un po’ particolare riuscire comunque a giocare. Anche perchè quel tipo di schieramento con la difesa a tre non era mai stato provata prima. È importante perchè questo vuol dire che ci sono stati dei segnali ancora più incoraggianti. Vedere questa squadra reagire bene e continuare a fare il suo gioco con assoluta tranquillità e serenità. Serenità che ti danno i risultati ma che deriva dal lavoro che sta facendo Fonseca”.
Un pensiero su Paulo Fonseca
“L’hanno fatto passare per lo scemo del villaggio, ma non lo è. Non sarà il migliore allenatore del mondo, non è il Guardiola di turno, ma neanche l’ultimo degli sprovveduti. Dal punto di vista tattico ha avuto delle intuizioni, anche nello scorso anno. Dal Mancini a centrocampo, a questa stagione con Cristante schierato in difesa. Queste cose ti danno l’idea che è un allenatore che prende le decisioni pensandoci su, ragionandoci sopra con cognizione di causa. La cosa importante è vedere la squadra che continua ad andare bene”.
La presenza della nuova proprietà
“Ritengo fondamentale una cosa diversa rispetto agli scorsi anni. La presenza assidua e continua della nuova proprietà, della famiglia Friedkin. Parlo di padre e figlio che da metà agosto, quando hanno preso la Roma, la stanno vivendo a 360 gradi. Cercano di capire tutto nei particolari. Prima avevamo un ologramma come presidente, adesso abbiamo dei proprietari veri. E lo stesso Fonseca. Prima era un uomo abbandonato a se stesso, da solo, non c’era neanche più il direttore sportivo. Dirigenti che stavano andando via. Una situazione non facile da gestire. Adesso la sta gestendo bene con tranquillità, che la trasmette naturalmente al gruppo. I giocatori avvertono che la proprietà vuole fare cose buone per la Roma e speriamo che possa riuscirci. Le premesse sono buone. L’approccio che stanno avendo è positivo, cercano di andare al nocciolo delle questioni e di risolvere i problemi. Non parlano con nessuno, questo mi fa impazzire di gioia, spero che continuino così e che riescano a darci le soddisfazioni che aspettiamo da tanto tempo. Pallotta non perdeva mai l’occasione per parlare male di Roma e delle Roma. È venuto qua per fare speculazione e non per il bene della Roma. Anche i Friedkin non sono qua per la Roma, ma hanno l’intelligenza di inserirsi in questo tessuto sociale che è sicuramente importante. Cercano di capire in quale realtà si sono inseriti. Poi loro fanno i propri interessi e ci mancherebbe altro. Ma i loro interessi dovranno coincidere con quelli della Roma, come squadra e società, che dovrà crescere in maniera esponenziale”.
Hanno capito il senso del marketing. I tifosi chiedevano il nuovo stemma e l’anno prossimo ci sarà sulla terza maglia…
“Dimostrano di essere intelligenti, te danno anche lo zuccherino. Poi adesso vediamo perchè sai il merchandising, il marketing, è tutto quanto un mondo particolare. Però intanto non stanno dicendo assolutamente di no, ti dicono che stanno cercando di conciliare tutte e due le cose. Di capire e rendersi conto dell’importanza della gente. Quell’altro (Pallotta, ndr) era ridicolo, ha portato la Roma ad essere una sorta di barzelletta. Ogni tanto dava anche giudizi sul calcio, lui che ha difficoltà a distinguere un pallone da un cocomero”.
Il ricordo di Maradona
“Sono uno dei tanti che ha avuto la fortuna di vederlo giocare. L’ho sofferto quando giocava contro la Roma. Era una gioia incredibile vederlo in campo, parliamo di un fuoriclasse assoluto. Era un giocatore amato dai suoi compagni di squadra e non è poco. Faceva sempre da scudo ai compagni. Ha vinto un mondiale da solo e uno scudetto in Italia. E parlo solo di calcio. Io non sto qui a giudicarlo per quello che ha fatto fuori dal campo. Lui ha sempre detto di non voler essere un esempio e forse da quel punto di vista non lo è mai stato. È uno di quei pochi giocatori che è riuscito a unire un popolo, una nazione. Lui si faceva amare dalla gente perchè era uno di loro, capiva cosa volesse dire far parte della gente. Certamente non veniva da una famiglia ricca, tutt’altro. È entrato totalmente nella realtà locale. Non poteva che essere Napoli la sua destinazione. Napoli era la sua città. Quello che ho visto ieri intorno allo stadio San Paolo da parte dei tifosi del Napoli mi ha fatto venire la pelle d’oca. Questo è quello che Maradona ha lasciato e che continuerà a lasciare. Adesso non c’è più fisicamente, ma ci sarà sempre. È stato uno che ha regalato gioie straordinarie ai suoi tifosi ma anche a tutti quelli che amano il calcio. Chi ama il calcio non può non amare Maradona. A volte si sente ‘Era meglio lui o Pelè?’. Ecco, Pelè faceva parte della mia generazione, l’ho vissuto ma non come Maradona. Prima non c’erano tutte queste attenzioni mediatiche, quindi l’epoca di Pelè l’abbiamo vissuta di riflesso. Lui è stato al Santos per 17 anni, dal 1957 al 1974 per poi finire la carriera al Cosmos. La vivevamo così, senza tante immagini. Ci fosse stato Pelè oggi probabilmente avrebbe avuto una cassa mediatica e di risonanza come l’ha avuta Maradona. Sono dei giocatori che rimarranno sempre nel gota mondiale del calcio. Così come ci rimarrà per sempre anche Francesco Totti”.